La prima sala di preghiera a Torino fu messa a disposizione da un gruppo di giovani musulmani agli inizi degli anni ’80. I promotori della sala, un appartamento in affitto situato in via Berthollet 24, erano studenti immigrati iscritti al Politecnico di Torino e alla facoltà di medicina dell’Università di Torino. L’appartamento era costituito da 4 camere, cucina, zona abluzione, ed un bagno esterno sul ballatoio. Era un luogo sufficientemente capiente per la comunità islamica dell’epoca, e permetteva di pregare e realizzare incontri di approfondimento. A tali incontri partecipavano dalle 20 alle 50 persone a volta, mentre la capienza delle camere era satura durante la preghiera del venerdì. Nella sala, durante il mese benedetto di Ramadan, si offriva anche il pasto quotidiano di rottura del digiuno. La sala non era solo un luogo di spiritualità, ma uno spazio di dialogo ed aggregazione, di sostegno ai bisognosi. Ad esempio, spesso si offriva alloggio a chi temporaneamente non aveva casa. Non mancavano inoltre momenti di gioco: nella sala era presente anche un calcio balilla. A partire dagli anni novanta il numero di immigrati musulmani iniziò ad aumentare rapidamente, rendendo la capienza della sala non più adatta. Iniziarono a nascere pertanto altri luoghi di preghiera in diverse aree di Torino. Nei primi anni novanta il numero di frequentatori della sala in via Berthollet iniziò a ridursi, portando a cambiare la destinazione d’uso della sala in favore dello svolgimento di attività sociali per la comunità islamica, come scuole d’arabo e di Corano. Tali attività durarono per diversi anni. L’appartamento oggi non è più in uso da nessuna associazione islamica.

Nel 1992 alcuni frequentatori di via Berthollet presero in affitto il piano superiore di una struttura in via Saluzzo 18, nell’interno cortile del palazzo ubicato al medesimo indirizzo. Il locale, dotato di un ampia sala particolarmente favorevole alla pratica del culto, venne ristrutturato grazie a raccolte di donazioni dei fedeli del quartiere. Oltre alla sala principale, erano presenti altre due stanze che vennero usate come ufficio e luogo di preghiera per le donne. Venne inoltre attribuito un nome al centro: Omar Ibn al-Khattab, nome di uno fra i più vicini compagni del Profeta Muhammad (Pace e Benedizione su di lui). Il centro divenne presto molto frequentato grazie alle attività e servizi offerti ai fedeli. Oltre all’ordinaria pratica del culto, la moschea iniziò ad essere uno dei cuori pulsanti del quartiere grazie all’apertura verso i visitatori esterni, al suo interesse nelle iniziative civiche e all’impegno nell’educazione delle generazioni di giovani e adulti. Nei primi anni duemila il centro ampliò i suoi spazi usufruendo anche del piano inferiore della struttura, ex-laboratorio della società di prodotti farmaceutici Laboratoires Dolisos Italia. Il piano terra, costituito da un’ancora più ampia area di preghiera, un ufficio, area servizi e una zona abluzione, divenne quindi la zona riservata agli uomini, il piano superiore invece alle donne. Dopo circa un decennio, l’Associazione Islamica Culturale San Salvario Torino (ACIST), associazione che gestisce il centro Omar Ibn al-Khattab, acquistò il piano superiore della struttura. Il piano inferiore è tutt’ora in affitto.

La capienza complessiva del centro è di circa 600 persone distribuite sui due piani. I fedeli che lo frequentano sono in gran parte residenti del quartiere di San Salvario, originari di numerosi paesi del mondo islamico. Tra i paesi di provenienza maggioritari si hanno Egitto, Marocco, Tunisia, Somalia, Sudan, Senegal, Nigeria, Pakistan, e Bangladesh. A partire dal 2010 la moschea vanta anche la partecipazione di numerosi studenti fuori sede, per lo più studenti del Politecnico di Torino. L’accesso alla moschea è possibile esclusivamente negli orari di preghiera, o prendendo appuntamento per usufruire dei servizi messi a disposizione da ACIST.